Questo sito utilizza cookies tecnici (necessari) e analitici.
Proseguendo nella navigazione accetti l'utilizzo dei cookies.

L’intervista dell’Ambasciatore Alberto Cutillo per Report Tv del 12 aprile 2019

Ambasciatore, lei qualche giorno fa ha affrontato il dibattito politico in Albania. dalle sue dichiarazioni è sembrato che facesse un richiamo più forte alla maggioranza, in un momento in cui c’è una contrapposizione molto forte. È effettivamente così?

Si e no, nel senso che io ho fatto un richiamo a entrambi. Innanzitutto all’opposizione per quanto riguarda le manifestazioni che se continueranno dovranno però mantenere un carattere pacifico e questa mi pare una linea rossa molto netta. Ho detto che la maggioranza ha forse più responsabilità ma direi anche più interesse a che la situazione nel Paese rimanga tranquilla soprattutto a che si riavvii quel dialogo politico che purtroppo in tutta questa legislatura è stato molto latitante proprio perché il paese deve affrontare delle scadenze e delle riforme molto importanti, riforme che non possono essere adottate se manca completamente il dialogo con quasi metà l’elettorato e dei deputati che lo rappresentano.

Quindi credo che se il governo vuole continuare in questo sforzo riformista che noi appoggiamo ha bisogno di dialogare con l’opposizione.

Il Primo ministro ha fatto una sua proposta. Ha detto sediamoci per ridisegnare insieme la riforma elettorale e poi, anche con qualche parte di opposizione che non è più in parlamento, siamo pronti a dialogare e sulla base di questa riforma si va alle elezioni amministrative. Addirittura anche a quelle politiche, nel caso il voto confermasse una nuova maggioranza. Le sembra sufficiente o le sembra che la maggioranza debba fare di più.

Sinceramente penso che potrebbe fare di più. Per carità poi questa è una scelta politica la mia è solo una valutazione soggettiva e non ho nessuna pretesa di saperne di più del PM o di chiunque altro. Però io credo che quando si parla di riforma elettorale, ormai io lo vivo da tre anni ma credo la storia rimonti a ben prima, c’è una certa confusione perché poi si mette dentro il voto degli albanesi all’estero, sistema maggioritario versus sistema proporzionale e chi più ne ha più ne metta. Io credo che bisognerebbe limitare il campo a quello che è veramente essenziale cioè dare seguito alle raccomandazioni che l’OSCE ODIHR ha rinnovato, sostanzialmente sono più o meno simili ma comunque atteniamoci alle ultime, quelle del 2017. Anche all’interno di queste poi io vedo due componenti: una che richiederà sicuramente un accordo il più ampio possibile per tradursi in nuove norme elettorali – e questo è quello che comprende la proposta del Primo Ministro – ma in questo momento è molto complicato, io non voglio dire se sia possibile o sbagliato, ma coinvolgere sia l’opposizione formale – quella che è dentro il Parlamento – e poi però lasciare una sedia anche per l’opposizione fuori, non lo so, non mi avventurerei su un terreno che costituzionalmente è molto scivoloso.

Ma atteniamoci invece all’essenziale, le misure che l’OSCE chiede sono per buona metà misure amministrative, cioè richiede che il governo, chiunque abbia l’amministrazione del Paese, prenda delle misure per migliorare – diciamo così – le condizioni di voto. Ad esempio ne cito una ma ce ne sarebbero tante, basta andarsi a leggere le raccomandazioni dell’OSCE, non è un documento particolarmente complesso o di difficile accesso, raccomanda soprattutto di combattere il fenomeno dell’abuso delle risorse finanziare ma soprattutto umane della PA a fini di sostegno elettorale, propaganda elettorale e addirittura di minaccia o ricatto in caso di voto non allineato con la volontà di chi comanda. Qui è chiaro che la responsabilità è esclusivamente di chi ha l’Amministrazione in mano. Per me un’apertura credibile, che darebbe forza alla posizione della maggioranza sarebbe quella di Attuare senza aspettare neppure che l’opposizione si sieda al tavolo queste misure unilaterali.

Iniziare ad esempio a fare delle campagne informative in cui si spiega ai cittadini che la compravendita dei voti è reato, si spiega ai pubblici dipendenti che non devono sottostare a pressioni di carattere elettorale anzi le devono denunciare. Sarebbe un’operazione a costo quasi zero che dimostrerebbe la buona volontà, perché io credo che il Paese abbia bisogno di questo, le parti tra di loro si parlano pochissimo, si è persa la fiducia di uno nell’altro e quindi un governo responsabile può fare dei gesti proprio per cercare di ricreare questo clima di fiducia.

Quindi potrebbe farlo a prescindere da un consenso con l’opposizione?

Sì, anche perché i tempi sono stretti, se parliamo delle elezioni amministrative – poi c’è anche quest’altra ambiguità a volte quando si parla di riforma elettorale non sappiamo se stiamo parlando della finalità immediata o di una riforma che può arrivare con calma a delle prossime elezioni politiche. Io mi concentrerei sulle esigenze essenziali e più vicine: ci sono le elezioni amministrative, da quello che capiamo c’è di nuovo il rischio che una parte importante delle forze politiche non si presenti e allora la prima cosa nell’interesse della democrazia e appunto del dialogo, l’amministrazione può mettere sul tavolo senza chiedere nulla in cambio delle misure di garanzia. Due anni fa fu necessario l’intervento internazionale per trovare un quadro di garanzia sufficiente a convincere l’opposizione a partecipare alle elezioni, spero che questa volta non sia necessario, che possa il governo stesso prendere delle misure che forniscano una cornice di fiducia. Poi se l’opposizione dovesse comunque rifiutarsi di partecipare, avremmo tutti chiaro dove sono divise le responsabilità: chi ha fatto tutto quello che poteva e chi invece per scelte politiche si sottrae alla competizione elettorale che ricordo poi è il sale della democrazia.

Se domani arrivasse una delegazione parlamentare italiana e chiedesse di incontrare l’opposizione, lei chi farebbe incontrare: l’opposizione dentro o fuori dal Parlamento?

Ne parlavamo tra Ambasciatori proprio in questi giorni. Per mia fortuna non sono tra quelli che stanno ricevendo delegazioni parlamentari e quindi il problema per me è solo teorica. E’ difficile, credo che la soluzione diplomatica sia di far incontrare formalmente quella che è in parlamento e informalmente anche l’altra.

Nel suo recente commento ha anche parlato del rischio che questa incerteza polkitica del paese possa incidere sull’apertura dei nogiazti per l’adesione. Ha dei segnali da Bruxelles? E se li ha, in che direzione portano?

Il primo segnale paradossalmente lo ho dall’Albania, dai cittadini albanesi, perché mi ha colpito in un sondaggio della settimana scorsa – non tanto le previsioni sull’orientamento di voto – ma c’è una domanda che appunto diceva “di chi sarebbe la colpa se a giugno i paesi dell’UE non volessero aprire i negoziati” e se non ricordo male diceva la risposta circa il 16% colpa del governo, il 20% dell’opposizione e quasi il 60% di tutte e due. Credo qui ci sia la saggezza della del cittadino che capisce dove sono le responsabilità. Tradotto in un linguaggio europeo, è chiaro che è un paese che arriva in una situazione politica così anomala rischia di vedersela rinfacciare. Non so se già dalla commissione su rapporto – non ho indicazioni in questo senso – ma sicuramente dai paesi che hanno già dei motivi per dubitare, perché non dovrebbe usare questo argomento per giudicare il paese ancora immaturo. Quindi il rischio c’è, la decisione sappiamo che sarà una decisione politica benché basata su dei dati obiettivi, e sarebbe un grande peccato perché secondo me – e non lo dico solo perché l’Italia è e rimane un determinato e convinto sostenitore della necessità di aprire questi negoziati – ma comunque i dati dicono che il progresso c’è, che il paese ha fatto tanti passi avanti proprio nelle direzioni che l’UE ha chiesto e purtroppo rischia di non vederselo riconoscere per un insieme di ragioni e allora perché offrire ancora un argomento in più per chiudere questa porta, quindi credo di nuovo sia interesse soprattutto della maggioranza cercare di sgomberare il tavolo da questo ulteriore problema.

Nel frattempo, l’opposizione ha annunciato per domani una nuova una protesta che promettono sarà ancora più massiccia delle precedenti. Ha qualche messaggio da rivolgere all’opposizione?

Ripeto il messaggio centrale è che le manifestazioni sono legittime e importanti e vanno prese con attenzione effettivamente numeri importanti però devono rimanere sempre spero e caldamente per domani atteggiamento rispettoso della integrità delle persone innanzitutto e anche delle cose.

Sarebbero secondo lei legittime e riconoscibili elezioni che si svolgessero senza la partecipazione di due partiti che rappresentano le principali forze di opposizione?

Secondo me, Da un punto di vista strettamente legale, io credo di si. Riconoscibili? Ecco qui c’è la differenza, quanto si sforzerà la maggioranza sinceramente per portare l’opposizione al voto. E’ un po’ il dilemma del 2017. Mi rendo conto che questo ha creato dei precedenti che rendono forse più difficile un compromesso, ma quantomeno vorrei vedere che ci si prova seriamente.

Mi permetto di rilevare questa differenza con il Dipartimento di Stato degli USA. Nella sua recente visita, il rappresentante Palmer ha detto esattamente il contrario: non spetta al governo convincere l’opposizione, spetta all’opposizione decidere di partecipare alle elezioni.

Non credo che siano completamente diversi, ma certamente ci possono essere accenti diversi, ripeto che siano legittime nessuno lo può mettere in discussione, sarebbe troppo facile dire io non gioco e quindi il campionato è annullato. Ma nell’interesse della tenuta complessiva del sistema politico e anche sociale, rinunciare a due partiti che rappresentano quasi la metà dell’elettorato e dire poi non è un problema, sarebbe un po’ una forzatura. Nei limiti del ragionevole io credo che chi ha la responsabilità di governare e questo rafforzerebbe la credibilità delle elezioni. Non è colpa mia se un buon numero di elettori sarà privato di quella che sarebbe stata la scelta naturale.

Uno dei settori sui quali si misura la performance del Paese è la riforma alla giustizia. L’opposizione è molto critica. Lei come vede l’andamento della riforma?

Ma guardi innanzitutto ci tengo a dire quella della riforma della giustizia è un’impresa con pochissimi precedenti e certamente non nella storia albanese in termini di impegno, di capitale politico, umano e anche finanziario che richiede. E’ una riforma che naturalmente ha bisogno di tempi lunghi, quindi noi siamo non so se a metà o a un terzo, siamo comunque ancora nel corso della riforma, non possiamo già darne un giudizio definitivo. Però io penso possiamo dire senza dubbio – chi la osserva, anche avvalendosi della presenza internazionale molto pervasiva nei meccanismi del vetting – ha modo di averne una visione, questa riforma sta andando avanti bene. è una riforma molto complessa, forse col senno di poi, oggi suggeriremmo qualche ritocco, ma nell’insieme semplice è una riforma che sta andando come previsto, con tempi più lunghi, forse perché sulla carta alcuni passaggi sembravano più semplici di quanto non si siano rivelati nella pratica ma sostanzialmente secondo il percorso che era stato disegnato che è un percorso che ricordo è stato approvato all’unanimità e quindi proprio per questo contiene check and balances che rallentano l’attuazione. non credo che le accuse di tentativo da parte della maggioranza del governo di appropriarsi della riforma siano fondati. La riforma ha dei suoi meccanismi che sono sostanzialmente indipendenti, che sono monitorati. Io credo semplicemente che la rinuncia da parte dell’opposizione a contribuire dopo la prima approvazione unanime all’attuazione della riforma, certo li mette in una posizione di prendere un po’ le distanze, però onestamente non riscontro questa sistematica o tendenziale ingerenza del governo. Può darsi, in un periodo così lungo e complesso, è possibile che singole scelte o singoli episodi non siano andati proprio come sarebbe stato realmente auspicabile. Ma assolutamente non vedo un sistematico tentativo di portare la riforma a vantaggio di qualcuno.

La lotta alla corruzione è un altro tema caldo per il Paese. Come vedete la situazione?

Ma il tema della corruzione credo che sia molto importante e quindi anche per questo credo che se l’opposizione lo solleva la maggioranza fa bene a prenderlo sul serio. sono d’accordo con la posizione della maggioranza che tutta questa riforma della giustizia serve anche se non soprattutto a questo quindi finché non sarà pienamente operante la riforma, è difficile, gli strumenti non sono adeguati per combattere a fondo la corruzione. detto questo credo che il governo stia facendo comunque uno sforzo anche in attesa che gli organi adeguati siano formati. certo come tutti questi sforzi si potrebbe fare di più i risultati potrebbero essere più eclatanti, però mi rimetterei alla valutazione che la Commissione europea farà nel suo rapporto, a me sembra che comunque ci sia un progresso nella lotta contro la corruzione. Vedremo se i risultati saranno giudicati sufficienti dalla commissione, tendenzialmente io penso che ci sia un progresso.

L’Italia è partner, ma anche sistema di test sulla lotta alla criminalità organizzata. La Guardia di Finanza ha presentato un rapporto che confermerebbe la sconfitta della coltivazione di marijuana. Dal suo osservatorio, ritiene che si possa fare ancora di più? Come collaborano le autorità albanesi, c’è diponibilità oi resistenza?

La collaborazione – l’ho vissuto nei mei tre anni qui a Tirana – è molto migliorata. Lo posso dire senza timore di essere smentito, a livello di collaborazione giudiziaria e di polizia. Gli esiti della campagna sorvoli sono pubblici e credo che siano difficilmente contestabili. Sicuramente c’è stata una diminuzione impressionante delle superfici coltivate, aggiungerei a cielo aperto e in maniera identificabile. è chiaro che né io né altri possiamo sapere se la coltivazione avviene in posti al di fuori dei confini albanesi o coperti da serre e padiglioni. Quello che posso dire è che la campagna 2019, che partirà a inizio maggio, sarà anche attrezzata per cercare di rispondere a queste domande con tecnologie innovative. Il solo fatto che ci sia una piena collaborazione da parte albanese…

Mi scuso se la interrompo, i sorvoli riusciranno a individuare marijuana anche in luoghi coperti?

Diciamo che non voglio anticiparlo, non essendo esperto del settore, e non credo ci siano decisioni definitive. Ma la GdF, e la polizia di stato, perché la GdF esegue ma la responsabilità politica fa capo alla Polizia di Stato, ha recepito queste ipotesi. Perché di questo parliamo: di ipotesi sollevate dall’opposizione ma anche da osservatori, che potrebbero esserci delle modalità per nascondersi a questo tipo di rilevazione. Quindi ha proposto un impegno tecnologico per cercare di testare anche altre ipotesi. Vedremo quindi se questo sarà subito efficace, ma ripeto che rimanendo in tema di collaborazione io non ho dubbi. Ricordo subito – e colgo l’occasione per farlo una volta di più – io non conosco altri paesi che concedano ad una forza di polizia straniera il libero controllo del cielo, questi aerei fotografano, registrano tutto quello che ritengono opportuno fare. quindi più di così è difficile immaginare. I risultati sembrano premiare questa scelta. Detto questo, non penso che i criminali che prima coltivavano i campi di cannabis adesso si siano dati alla coltivazione del grano o delle arance. È possibile che abbiano individuato altre attività illecite. Però questo fa pare della lotta alla criminalità, che non si esaurisce con una operazione o una campagna. Bisogna adattarsi per capire come si è riorganizzata la criminalità e trovare nuove forme per combatterla. Io vedo che questo processo va avanti, con la piena collaborazione delle autorità albanesi con quelle italiane. Vedo i risultati con il numero di persone che vengono arrestate, con i latitanti che vengono arrestati. C’è un segnale molto positivo. Ma ripeto che il fenomeno criminale è altrettanto bravo a sfuggire alle misure per ostacolarle. Non è una lotta che si possa dichiarare vinta, va combattuta giorno per giorno.

Circola un’ipotesi,, un possibile coinvolgimento della GdF anche nel futuro Spak. Soprattutto per la specifica capacità di indagare la criminalità finanziaria e i sistemi bancari. È concreta o è ancora solo un’ipotesi?

Noi contiamo di avere preso in Ambasciata un funzionario della GdF per aiutare le autorità albanesi nella lotta al movimento di capitali sospetti, al riciclaggio. Speriamo che almeno a livello di expertise di avere un trasferimento verso le nuove istanze albanesi, vedremo quando la Spak sarà creata come contribuire al meglio.

Parliamo anche di economia e dei rapporti con l’Italia, al primo o secondo posto come partner commerciale, nell’interscambio. Ma secondo la Banca Albanese al quinto o sesto posto negli investimenti diretti. Come si spiega l’assenza intanto dei grandi gruppi italiani che in Albania non investono?

Andiamo in ordine. Nei rapporti commerciali siamo di gran lunga i primi. Abbiamo una quota di 2.6 miliardi di euro per l’import-export, che equivale al 35% di tutto l’import-export albanese. credo che il secondo paese non arrivi al 7%, per capirci, quindi c’è un rapporto di 1 a 5 tra l’Italia e il secondo partner economico. Lo dico perché non è banale. Io non conosco altri paesi, forse San Marino con l’Italia avrà un rapporto ancora più spinto, altrimenti non conosco altri paesi, non solo al confronto con l’Italia ma nei confronti di qualunque partner, che racchiudano il 35% con un unico partner.

Sugli investimenti, le statistiche – sono sicuro molto accurate – della Banca Centrale, o dell’Instat Albanese, risentono della pratica ormai molto diffusa delle società multinazionali di scegliere come sede legale il paese che offre condizioni migliori sotto l’aspetto fiscale. Per fare un esempio concreto, il TAP, che da solo fa la maggior parte dell’investimento straniero in Albania in questi anni, ha scelto la Svizzera come sede legale. Ecco perché in queste graduatorie, la Svizzera è al numero uno. Ma il TAP non è una società svizzera, ha una quota del 20% italiana, altri paesi sono presenti, eppure risulta come investimento svizzero. Io credo che se andiamo ad una analis9i più attenta, le imprese italian3e sono quelle che hanno investito di più , che creano maggiore occupazione e PIL per l’Albania rispetto a qualunque altro paese. noi cerchiamo ci conoscerle tutte, per avere un quadro della situazione. Stimiamo che siano circa 900 imprese, la maggior parte piccole, e qui vengo alla seconda parte della sua domanda. Non vengono le grandi imprese. Intanto qualcuna c’è. Nel settore bancario abbiamo la prima banca italiana, una banca di livello mondiale, come Intesa San Paolo. Abbiamo di recente, e di questo siamo molto fieri e contenti, nel settore energetico la SNAM, società del gruppo ENI con un’esperienza lunga e un fatturato mondiale molto importante, venuta qui per fare una joint venture con l’operatore albanese, per creare i presupposti per quello che potrebbe essere il mercato del gas nel paese, che attualmente non è utilizzato in Albania. abbiamo soprattutto molte imprese che sono venute, anche nel quadro della missione di sistema che abbiamo avuto un anno fa, e che adesso stanno cercando di concludere accordi, anche tornando in gruppi. Abbiamo avuto proprio questa settimana un seminario sull’energia con aziende italiane molto importanti. Avremo presto qualcosa di simile per il settore della meccanizzazione agricola, perché sia l’energia che l’agricoltura sono settori molto interessanti in Albania. l’Italia non è il paese delle grandissime imprese.

Quindi io credo che la presenza non così ampia come potremo auspicare di grandi imprese italiane riflette soprattutto il tessuto produttivo italiano, effettivamente dominato da imprese piccole o medio-piccole. Dipende anche dal fatto che alcune imprese grandi che negli anni ’90 avevano provato ad entrare nel mercato hanno avuto esperienze negative e adesso non sono più interessate. E poi il mercato albanese ha dimensioni limitate quindi non mi pare ci siano tantissime grandi multinazionali di altri paesi che operano qui. Quindi credo che tutto sommato sia un rapporto che rispecchia le strutture produttive dei due paesi e che ha dimostrato la sua vitalità. Poi, volendo essere più analitici, è anche vero che ci sono dei problemi, che le imprese – sia quelle già presenti che quelle che provano a entrare lamentano. Quindi io credo che sia nell’interesse dell’amministrazione albanese cercare di risolvere.

Può fare qualche esempio? Voi avete contatti con le imprese.

Io le posso riferire quello che ci dicono le imprese, poi naturalmente bisogna sempre bilanciare un po’ le responsabilità, però noi ascoltiamo molto frequentemente questo genere di rilievi. Ad esempio un dialogo difficile con le amministrazioni e con le agenzie preposte ai vari settori del controllo e della regolamentazione che sembrano, dalla prospettiva dell’imprenditore, applicare le norme in maniera discontinua, in maniera quindi, difficilmente prevedibile, tendenzialmente c’è poca propensione al dialogo del settore pubblico con il settore privato per capire effettivamente, magari prima di approvare una nuova legge, un nuovo regolamento, quali potrebbero essere le conseguenze negative, magari facilmente sormontabili se ci si pensa prima. Le imprese incontrano, e qui dobbiamo dirlo, tentativi di corruzione, di ottenere i permessi in cambio di contropartite, quindi, un atteggiamento non facile da affrontare. Trovano anche, a volte, una debolezza istituzionale nelle stesse amministrazioni preposte al settore economico, un ricambio troppo veloce per cui gli interlocutori, questo lo devo dire l’abbiamo esperimentato come Ambasciata, noi tante volte apriamo un tavolo per discutere su un certo tipo di problema, vediamo dall’altra parte che gli interlocutori cambiano con una grande frequenza. Le imprese di un certo livello, quelle che vorrebbero venire qui ad esempio partecipando a delle gare segnalano da un lato questo fenomeno di cui si è tanto parlato delle cosiddette proposte non sollecitate, non richieste e quindi questa parziale disparità di trattamento, tra chi partecipa ad una gara normalmente e chi invece ha un accesso privilegiato, questo, appunto, ricorso così massiccio alle cosiddette ppp, che non invento nulla io, dicendolo, tutti gli istituti finanziari internazionali hanno stigmatizzato, ma non in sé perché le ppp è una formula che si usa in tanti paesi e di per sé, non è né buona né cattiva, può essere quella giusta a seconda dei casi, ma perché richiede, appunto, per essere fatta bene, tutt’una capacità istituzionale che qui non c’è, un’analisi costi-benefici, una valutazione delle offerte che eviti di scoprire, solo magari dieci anni dopo, che si sta pagando di più di quello che si sarebbe dovuto pagare per un certo servizio, quindi, trasferimento alle generazioni future di oneri che magari nell’immediato vengono apparentemente ridotti. E poi quelle che vogliono venire, ne abbiamo anche di molte importanti, con gare internazionali. Faccio un esempio per tutte, uno degli più importanti finanziamenti internazionali che ha avuto l’Albania di recente è per l’ammodernamento della rete ferroviaria da Tirana a Durazzo e per l’aeroporto, io ho perso il conto, credo che siano due anni che questo finanziamento è stato messo a disposizione del governo albanese e ancora siamo in attesa della prequalifica. Evidentemente c’è una scarsità di capacità perché è una gara complessa che deve rispettare delle regole complesse e sta prendendo più tempo di quello che un investitore è disposto aspettare prima di investire. Quindi, credo che tutti questi problemi sono noti, sono noti all’amministrazione che sta prendendo delle misure, ne cito solo una perché la ritengo particolarmente significativa, il governo ha istituito, nel 2017, la figura del ministro per la tutela delle imprese, quindi da un lato è un riconoscimento di un’esigenza di tutelare le imprese, vuol dire la consapevolezza di un problema, dall’altro è una risposta che trovo molto originale perché come dice lo stesso ministro “io tutelo le imprese dai miei colleghi del governo”. In realtà è una mossa che ha un grande potenziale perché avere una sorta di ombudsman delle imprese ma che al tempo stesso è membro del Consiglio dei Ministri, effettivamente può essere, se opportunamente valorizzata, una risposta molto efficace. Io credo che è un’apertura di fiducia che noi ci sentiamo di fare e, naturalmente, vedremo alla luce del tempo, potrebbe essere effettivamente quel ponte che facilità quella comunicazione che dicevo all’inizio essere carente o poco soddisfacente.

C’è qualche settore in cui le imprese italiane potrebbero dare di più, non so, penso al settore del turismo che è un settore in grande crescita e nella quale le imprese italiane sono più da consumatore, perché vengono tantissimi italiani qui a fare le vacanze, che da investitore.

Sì, da consumatore senz’altro, il numero cresce ogni anno in maniera importante e dimostra l’interesse che questo paese esercita sull’Italia. Io credo che il settore del turismo, anche al di là delle imprese italiane, ha sicuramente un grandissimo potenziale, però se pensiamo al turismo balneare che sicuramente è una risorsa, in una situazione di incertezza sulla proprietà dei terreni, quale impresa azzarda un investimento anche importante sapendo quali sono i rischi e qual è il quadro giuridico? Quindi bisogna che il governo risolva questo problema in maniera decisa perché si possa pensare a investimenti importanti in questo settore. In generale credo, non so, l’Italia per molti anni ha impedito lo sviluppo di una flotta turistica per i noti motivi all’epoca di rischio di migrazione clandestina. Da quando invece questa barriera è caduta, l’Italia sta spingendo per creare un’industria della nautica da diporto, ma questa richiede una legge. Noi abbiamo da anni proposto dei testi di legge, o comunque abbiamo messo a disposizione del governo albanese la nostra disponibilità in questo senso perché va regolata. Oggi non c’è una regolamentazione della navigazione da diporto, ma si applica quella delle navi commerciali, quindi chiaramente molto scomoda, e questo spiega perché tanti turisti con la barca anziché fermarsi nei porti albanesi o vanno sul lato della Puglia oppure vanno direttamente dalla Grecia al Montenegro. Quindi ci sono delle possibilità enormi e bisogna lavorare insieme perché altrimenti se non si superano i problemi normativi, innanzitutto, è difficile che gli investitori vengano.

A proposito di trasporti, di ieri la notizia che in seguito alla clamorosa rapina avvenuta all’interno dell’aeroporto di Tirana per la prima volta insieme alla polizia l’esercito presidierà l’aeroporto internazionale di Tirana. Le fa impressione passare in un aeroporto militarizzato?

Ne ho visti altri quindi non…

In Italia è diffuso.

In Italia capita,abbiamo un impiego dell’esercito anche in usi civili, però in questo mi rimetto alla sensibilità nazionale, francamente non sono in grado di apprezzare fino in fondo che impatto possa avere sui cittadini albanesi, però credo importante aumentare il livello di sicurezza.

C’è una formula secondo lei per uscirne da questa situazione soprattutto di stallo politico in cui si trova l’Albania?

Mi rendo conto di essere ripetitivo e banale, è il dialogo. Ripeto, tecnicamente parlando le forze politiche possono anche non dialogare e ognuna andare per la sua strada, però questo non è sano e soprattutto in un paese in transizione come l’Albania, non è possibile, perché la transizione implica delle riforme, implica una volontà di condividere un modello verso il quale muoversi e non si può fare con una parte importante del paese che rema contro, che si sente esclusa da questo processo quindi, si possono avere dei momenti di freddo, di interruzione del dialogo, ma il dialogo deve tornare a essere la regola e quindi invito e non posso che ripetere a tutte le parti politiche di fare un sincero sforzo in questa direzione.

Dal 97 ad oggi, di crisi politiche ne abbiamo viste tante in Albania. ogni volta la soluzione è arrivata da un arbitro internazionali. Il dialogo è stato realizzato attraverso una mediazione internazionale. Come mai nessun paese si è proposto di fare il mediatore.

Io penso che tutti quanti auspichiamo che questo non debba essere il futuro dell’Albania e che possa risolvere al suo interno le crisi politiche. Secondo me ci sono due motivi, soprattutto facendo un raffronto con l’ultima crisi, del 2017, che avendo vissuto da qui conosco meglio. Il primo è contingente: siamo in un periodo difficile in tanti paese dal punto di vista politico, e soprattutto con le elezioni del parlamento europeo davanti, il capitale politico in tutta Europa è concentro su questioni interne. non c’è questa disponibilità ad andare a occuparsi di un altro paese. aggiungo un piccolo codicillo, il parlamento europeo è in scadenza, la commissione europea è in scadenza, quindi anche questi che in passato hanno svolto un lavoro molto attivo, sono delle anatre zoppe in generale, e in particolare nel loro rapporto con l’Albania. il secondo è che Al momento non c’è una mediazione da fare. L’uscita dal parlamento è ormai un fatto del passato. Si poteva stigmatizzarlo, ma comunque è un dato di fatto e non c’è nulla da fare a questo punto. non abbiamo il quadro delle future elezioni ed è quindi difficile mediare. Chi voglia fare una mediazione, non saprebbe neanche quali sono gli obiettivi di tale mediazione oggi. Forse tra qualche settimana avremo il quado più chiaro. Io mi auguro che si trovi una soluzione interna, prima ancora di dover chiamare l’intervento del settimo cavalleggeri o comunque di una forza internazionale perché credo che l’Albania abbia le risorse per risolvere al suo interno e i cittadini stanno dimostrando maturità nell’aspettarsi un atteggiamento diverso da parte delle forze politiche, un atteggiamento non antagonista, ma che guardi all’interesse del paese. credo che questo sarebbe un importante passo avanti.

La ringrazio.

 

Grazie a lei