Si riporta l’intervitsta del Prof. Enrico Giorgi, uno dei responsabili delle missioni archeologiche italiane in Albania, sulle recenti scoperte archeologiche nei pressi dell’antica città di Butrinto.
L’intervista è disponibile in lingua albanese sul sito web di Shqiptarja.com (clicca qui)
Scoperte archeologiche di questi tempi: una chiacchierata su Butrinto
Sin dal 2015 la missione archeologica Italo-Albanese presso l’antica città di Butrinto è attivamente impegnata sul territorio per riportare alla luce la storia di questo incredibile sito in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia a Tirana e con il supporto indispensabile del Ministero per gli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale della Repubblica Italiana. Forti dell’esperienza maturata nell’ambito del Piano della Conoscenza di Pompei, i direttori della Missione, Enrico Giorgi dell’Università di Bologna e Belisa Muka dell’Istituto di Archeologia di Tirana, hanno combinato i tradizionali scavi archeologici e le ricognizioni sul territorio alle potenzialità legate all’uso della più moderna tecnologia Laser Scanning per lo studio degli elevati. I risultati sono stati promettenti: la comprensione dello stato di conservazione e degrado del Santuario di Asclepio e del circuito murario della città hanno compiuto grandi passi avanti.
Nonostante l’anno inconsueto, sembra che la città di Butrinto sia stata protagonista di una grande scoperta, fatta incredibilmente a distanza. È stata Simona Antolini, titolare della cattedra di epigrafia latina dell’Università di Macerata e parte integrante del team di ricerca, l’autrice di questa bella novità.
“Conversando con il mio Maestro, Gianfranco Paci, del mio impegno nel Butrint Project, ho appreso che da qualche parte nel laboratorio di Archeologia dell’Università dovevano conservarsi decine di calchi delle iscrizioni del teatro. Lui stesso li aveva ricevuti alcuni decenni addietro da Antonino Di Vita, allora Direttore della Scuola Archeologica Italiana di Atene, e si era ripromesso di studiarli con calma in un momento successivo. Non è stato difficile individuare questi tesori, sotto gli occhi di tutti ma ormai quasi dimenticati, in alcune borse nella cassaforte” ha dichiarato. “Parliamo di più di sessanta calchi cartacei, realizzati il secolo scorso da Luigi Morricone, l’epigrafista della prima missione archeologica italiana a Butrinto, diretta da Luigi Maria Ugolini. Siamo molto entusiasti di questa riscoperta per tutte le opportunità che ci offre. Nonostante infatti le iscrizioni, che rappresentano una delle più importanti fonti di informazione per la storia di Butrinto, siano quasi tutte edite e sono tuttora visibili, questa straordinaria documentazione ci fornisce uno stato di conservazione senza dubbio maggiore e lascia sperare che la sua analisi consenta di migliorare, in qualche aspetto, la lettura e l’integrazione dei testi stessi. I calchi rappresentano inoltre un capitolo di storia dell’archeologia importante e degno di essere raccontato, che siamo contenti di poter approfondire insieme.”
La pandemia di Coronavirus ha portato, insieme a questa grande novità, anche alcuni inaspettati cambi di programma, ma il Butrint Project è stato in grado di far fronte alla pausa momentanea delle attività sul campo, come racconta il Enrico Giorgi.
“La storia e l’archeologia ci insegnano molto bene come ogni momento di crisi possa essere, in realtà, anche un’occasione per sperimentare nuove strade. Dopo l’iniziale disorientamento, abbiamo deciso che fosse proprio questa la strategia da seguire, sfruttando l’occasione per approfondire linee di ricerca e condurre analisi che in altri anni, per ragioni di tempo, non avevamo avuto l’occasione di svolgere. Abbiamo inaugurato un sito web dedicato alla Missione archeologica per aggiornare tutti sulle nostre attività (https://site.unibo.it/butrint/en). In collaborazione proprio con l’Ambasciata e gli altri colleghi impegnati nelle ricerche archeologiche in Albania, è stato dato il via a due cicli di Webinar per instaurare un nuovo momento di dialogo e confronto in merito alla valorizzazione e tutela dei siti che da anni studiamo sul suolo albanese. Uno di questi, in pieno svolgimento, si sta rivelando un’occasione di aggiornamento anche per tanti colleghi albanesi (https://tinyurl.com/y4treog6).
E comunque siamo stati abbastanza fortunati da riuscire a non rinunciare del tutto alle attività sul campo per il 2020, grazie all’impegno dei colleghi albanesi.
‘Nonostante le difficoltà imposte dalle restrizioni sanitarie’, ci racconta Belisa Muka, direttrice del progetto per l’Istituto di Archeologia di Tirana, ‘abbiamo potuto portare alcune indispensabili operazioni archeologiche di consolidamento delle strutture riportate in luce sull’acropoli dagli scavi dello scorso anno, nell’acropoli di Butrinto. Nel 2019, infatti, avevamo riportato in luce resti ceramici della città arcaica e numerose strutture databili dall’età romana imperiale e il tardo medioevo che richiedono una certa manutenzione per essere protetti dal clima rigido invernale. Un buonissimo risultato che ci permetterà di preservare ancora meglio l’area in attesa della campagna del 2021 e che sottolinea ancora una volta quanto sia importante la collaborazione italo-albanese”
Proprio in merito alle attività del prossimo anno, la scoperta dei calchi delle iscrizioni ha sicuramente attirato molto l’interesse, come sottolinea ancora Simona Antolini, e ci spinge a riprendere in esame la documentazione epigrafica alla luce dei nuovi dati.
“Speriamo di poter tornare presto sul campo per continuare le attività di scavo, ricognizione e rilevamento, che sono comunque il punto focale della nostra missione, ma non nascondiamo di avere molte idee su come dare la giusta visibilità a questo ritrovamento e su come eventualmente sviluppare le informazioni che speriamo i calchi ci daranno. Siamo consapevoli che per avere buoni risultati avremo bisogno di tempo e siamo molto fermi nel proposito di voler condurre una ricerca quanto più precisa possibile. Per questo siamo già al lavoro per coordinare le operazioni di restauro e abbiamo contattato anche esperti esterni, abituati a confrontarsi con i preziosi cartonnages delle mummie egiziane del Museo di Torino. Confidiamo di poter condividere qualche novità, se non come regalo di Natale, almeno per i primi mesi del prossimo anno!”