Si riporta il testo dell’articolo odierno scritto dall’Ambasciatore Fabrizio Bucci e pubblicato su “Gazeta Shqiptare” in risposta a un’opinione scritta alcuni giorni fa dal sig. Fatos Çoçoli dal titolo: “Perché i politici frequentano gente problematica, signora Kim? ”
Caro Direttore,
leggo sempre con molta attenzione il suo giornale. Gli articoli che pubblica sono spesso pieni di spunti interessanti, a volte anche polemici e provocatori. E’ sicuramente provocatorio l’articolo scritto qualche giorno fa da Fatos Cocoli dal titolo: “Perché i politici frequentano gente problematica, signora Kim ? ”. Mi spiego. Condivido pienamente il contenuto dell’articolo. La corruzione, soprattutto quando riguarda i politici, è un cancro che deve essere combattuto con tutti gli strumenti a disposizione. Quello che invece trovo provocatorio è il riferimento alla Calabria, la regione del Mezzogiorno italiano che continua ad essere perseguitata dai luoghi comuni. Cocoli utilizza luoghi comuni in abbondanza quando scrive: “la zona più povera dell’Italia e la meno sviluppata della UE… una zona in cui mancano seri investitori italiani e stranieri… una terra in mano alla ‘Ndrangheta”. Sono tutte affermazioni che Cocoli utilizza per arrivare ad una conclusione: “noi [albanesi, ndr] non vogliamo che l’Albania diventi come la Calabria”.
Ora, nessuno nega che in Calabria la criminalità organizzata sia presente e rappresenti una minaccia per la vita economica, sociale e culturale dell’intera Italia. Quello che però respingo fermamente è l’equazione: Calabria=’Ndrangheta. Non solo perché questa equazione rappresenta un insulto per tutti i calabresi onesti, ma soprattutto perché non è vero. La Calabria è molto, molto di più e di diverso. Non voglio parlare dei successi ottenuti dalla magistratura e dalle forze di polizia contro la criminalità, perché li conosciamo bene. Sono molti e di grande importanza. Ne’ voglio parlare della straordinaria figura del Procuratore Gratteri.
Piuttosto, voglio parlare di tutte quelle cose di Calabria che i suoi lettori (così come la maggior parte degli albanesi) probabilmente non conoscono. Solo per limitarmi all’economia, forse pochi sanno che in questa regione nell’ultimo decennio è aumentata la redditività delle imprese, è calato il loro indebitamento e sono cresciute le loro disponibilità finanziarie. Dai primi anni duemila l’occupazione nel settore privato calabrese è cresciuta più della media nazionale. L’incremento si è concentrato nel settore dei servizi ed è stato caratterizzato dal grande contributo fornito da tantissime nuove imprese. Sempre secondo i dati della Banca d’Italia, nel 2019 oltre l’80 per cento delle imprese calabresi ha chiuso l’esercizio in utile o in pareggio. Nel decennio tra il 2008 e il 2018 il valore corrente della ricchezza netta calabrese è aumentato dell’8 per cento. Il miglioramento si conferma anche in termini di ricchezza pro capite (circa 18 mila euro l’anno). I calabresi sono tra gli italiani che risparmiano di più. Nel 2019 la ricchezza netta delle famiglie calabresi (la popolazione complessiva della Calabria è di circa due milioni di persone) ammontava a 162 miliardi di euro. Proprio così: centosessantadue miliardi di euro.
Allargando l’obiettivo alla società, i dati più recenti segnalano come in Calabria il numero di reati (in particolare furti in abitazione, borseggi e rapine) è molto inferiore alla media italiana. In tema di ambiente, gli standard calabresi sono al di sopra della media nazionale italiana per quanto riguarda l’utilizzo di fonti rinnovabili, la presenza di aree protette e di coste balneabili. Risultano sempre al di sopra della media la crescita dei consumi di energia elettrica coperti da fonti rinnovabili e la raccolta differenziata dei rifiuti urbani, che nel periodo 2010-2018 è triplicata. Ma la Calabria vanta eccellenze in molti settori. Forse non tutti sanno che la “Hitachi” di Reggio produce i vagoni per la metropolitana di Copenaghen e di Milano e di tante altre città del mondo.
Questi semplici numeri già basterebbero a descrivere una situazione ben diversa dallo scenario da vecchio film western che molti hanno in mente. Ma, ripeto, la Calabria è molto di più. E’ una regione che ha prodotto grandi sogni e grandi intelligenze. Che può vantare bravi imprenditori e storie di successo e di solidarietà, come quella di Mimmo Lucano. Forse pochi albanesi sanno che negli anni scorsi Lucano è stato inserito dalla rivista americana “Fortune” fra i 50 personaggi più influenti al mondo. Unico italiano nella lista, Mimmo Lucano è sindaco di Riace, un paesino calabrese di poco più di duemila abitanti. Un quarto degli abitanti di Riace non sono nati in Calabria: arrivano dall’Afghanistan, dal Senegal, dal Mali e da tanti altri posti colpiti da guerre, povertà e carestie. E’ tutta gente che ha rischiato la vita attraversando l’Africa, l’Asia e il Mediterraneo e a Riace ha trovato una casa. Per questo Mimmo Lucano si è guadagnato il 40esimo posto nella classifica di “Fortune” delle persone più influenti al mondo, fianco a fianco con Angela Merkel, Papa Francesco e Tim Cook di Apple.
Potrei parlare anche della bella storia di Carmelo Basile, un brillante ingegnere calabrese che scoprì l’uso e l’importanza delle biomasse in Germania dieci anni fa. È tornato a casa, ha fondato un’azienda agricola che accoglie lavoratori di cento Paesi. Produce latticini e salumi, ma anche energia raccogliendo gli scarti agricoli di tutta la zona. Insieme a Carmelo, tanti altri giovani brillanti stanno tornando nel sud Italia e in Calabria. Sono almeno 45mila, quasi tutti con laurea e ad alto reddito. Si tratta di un fenomeno che l’Enciclopedia Italiana Treccani ha già soprannominato “South Working”.
Ecco, mi fermerei qui, anche se potrei continuare a lungo. Mi piacerebbe soltanto che in futuro, quando sentiranno parlare di Calabria, i suoi lettori e tutti gli albanesi si ricordassero di tutte queste cose. La Calabria è una terra bellissima, ricca e straordinaria, purtroppo vittima di troppi stereotipi. Proprio come l’Albania, un Paese che sto imparando ad amare.
Le sarei grato se vorrà pubblicare questa mia lettera.