Questo sito utilizza cookies tecnici (necessari) e analitici.
Proseguendo nella navigazione accetti l'utilizzo dei cookies.

Intervista del Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Italiana, Federica Mogherini, in occasione della visita a Tirana il 25 luglio 2014

Intervista del Ministro degli Affari Esteri Federica Mogherini rilasciata al giornalista Carlo Bollino in occasione della visita a Tirana il 25 luglio, nell’ambito del tour nelle principali capitali dei Balcani occidentali nel contesto del semestre italiano di Presidenza del Consiglio dell’Unione Europea.

Con questa visita nei Balcani occidentali, il Ministro ha voluto dare un segnale concreto dell’importanza attribuita alla prospettiva europea dell’intera Regione. L’allargamento ai Balcani dell’Unione Europea rappresenterà infatti una delle priorità del programma della Presidenza italiana, che intende mantenerlo al centro dell’agenda europea. 


A Tirana, il Ministro Mogherini ha incontrato l’omologo Ditmir Bushati, il Vice Premier Niko Peleshi, il Presidente del Parlamento Ilir Meta, il Presidente della Repubblica Bujar Nishani e il Presidente del PD Lulzim Basha.


INTERVISTA


Signor Ministro, arriva in Albania come quarta tappa di un tour che sta facendo in giro tra le diverse capitali dei Balcani. Perche’ questo giro, e perche’ proprio ora?


Ho deciso di compiere nei Balcani occidentali una delle mie prime missioni all’estero da quando l’Italia ha avviato il semestre di presidenza europea per ribadire il sostegno all’integrazione e alla prospettiva europea dell’intera Regione. È una delle priorità del nostro semestre di Presidenza e vogliamo sia posta al centro dell’agenda europea. Ho voluto visitare tutte le capitali dei Balcani occidentali in un unico giro proprio per sottolineare il fatto che i problemi vanno affrontati in un’ottica regionale e non solo bilaterale, e vanno incoraggiati i rapporti tra i Paesi che della Regione fanno parte.
La tappa a Tirana mi sta particolarmente a cuore sia per i legami tra i nostri Paesi sia per la decisione recente dell’Ue di riconoscere all’Albania lo status di Paese candidato, obiettivo che l’Italia ha sempre sostenuto con determinazione. E anche per i miei legami di amicizia, di lunga data, con il premier Rama. La presidenza italiana è intenzionata a continuare ad appoggiare il cammino di Tirana verso la piena integrazione. Sono qui per ribadire questo impegno e il nostro sostegno al cammino di riforme imboccato dal governo albanese per migliorare il proprio paese e avvicinarlo agli standard europei.


L’Italia e’ stata sempre al fianco dell’Albania nel processo di integrazione. Che cosa ha tardato a suo parere fino allo scorso mese di giugno la concessione all’Albania dello status di paese candidato all’ingresso nell’Unione europea?


Per ogni Paese che vuole percorrere la strada dell’integrazione nell’UE la decisione viene presa in funzione deIlo stato di avanzamento delle riforme. Il caso albanese dimostra che l’Europa mantiene gli impegni presi quando si  adottano le misure necessarie per raggiungere gli obiettivi concordati. A ottobre la Commissione europea aveva presentato un parere positivo, ma con alcune criticità. Noi, con altri Paesi, avremmo preferito riconoscere subito lo status di candidato, ma il rinvio è servito per un’ulteriore conferma della volontà politica del nuovo governo albanese di agire con decisione, in particolare nei settori della giustizia e della lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata.


Ci sono ancora riforme da completare, è un impegno non da poco, che richiede il concorso costruttivo di tutte le forze politiche e la consapevolezza che sono misure nell’interesse stesso del Paese e ne favoriranno lo sviluppo economico e sociale.


– Dopo il recente incontro del premier Edi Rama con la Cancelliera Angela Merkel, i rapporti tra Germania e Albania brillano come non mai. Questa ‘’avanzata verso Sud’’ della diplomazia tedesca rischia di intaccare il primato politico italiano in questa parte della regione?


Certi che no! Trovo che sia un fatto molto positivo, ed è ora di uscire dalla logica delle competizioni nazionali nell’Unione Europea, per costruire un lavoro comune, di sinergia e cooperazione. Credo che il successo dell’Albania nell’ottenere lo status di Paese candidato all’adesione all’UE rappresenti un risultato di grandissimo valore politico per tutta l’Unione Europea. Sia la Germania sia l’Italia si sono sempre impegnate a favore dell’integrazione. Sono obiettivi condivisi, sui quali lavoriamo insieme e che insieme valorizziamo quando li si riesce a realizzare. Lo storico allargamento del 2004, così come quelli che sono seguiti, ha contribuito alla stabilizzazione dei nuovi Stati membri, a migliorarne in maniera significativa il tenore di vita, modernizzarne l’economia e il quadro normativo. Allo stesso tempo ha creato nuove opportunità di investimento ed esportazione per le imprese dei “vecchi” Stati membri.
Rimane ora da completare questo processo con l’integrazione nell’Unione dei Balcani Occidentali. Anche in questo caso sarà risolutivo l’impegno dei grandi Paesi e di quelli più attivi nella regione.  Sono convinta che per la sua storia e per la sua collocazione geografica l’Italia continuerà a giocare un ruolo insostituibile in questo scacchiere. Insieme ad altri.


– Continuano a mancare in Albania gli investimenti italiani nei settori strategici come energia e telecomunicazioni, e questo nonostante gli scambi commerciali collochino il nostro paese al primo posto.  Come spiega questa nostra debolezza, e cosa si propone di fare il suo governo?


Gli investimenti italiani in Albania sono stati realizzati prevalentemente da nostre piccole e medie imprese, che hanno trovato un sistema produttivo di aziende di piccole dimensioni molto simile a quello italiano, e si sono concentrati nel settore manifatturiero.  E siamo i primi per numero di imprese, soprattutto piccole e medie. Non mancano però investimenti rilevanti di aziende medie o grandi nei settori bancario, dello stoccaggio dei prodotti petroliferi e dell’energia. La nostra industria avrebbe certamente potuto acquisire posizioni di maggior rilievo nel campo delle telecomunicazioni, dello sfruttamento delle risorse minerarie e delle assicurazioni. C’è però un crescente interesse dei nostri imprenditori per questo mercato, sia in termini di integrazione produttiva sia come ponte per affrontare il più ampio mercato regionale e stiamo lavorando assieme al governo albanese per trasformare questo interesse in investimenti concreti. Occorrerà in particolare una migliore conoscenza, da un lato, delle opportunità che offre l’Albania, dall’altro, delle complementarietà delle nostre economie e della competitività del nostro sistema industriale, anche in settori ad alto contenuto tecnologico. Il percorso europeo dell’Albania, con il processo di riforme, avrà riflessi positivi sull’attrattività di questo mercato e consentirà di migliorare il clima imprenditoriale e superare quelle criticità che in passato avevano frenato gli investimenti.


– L’Ambasciata d’Italia a Tirana e’ diventata punto di riferimento per il nuovo governo albanese nelle questioni di politica estera e per i progetti di sviluppo economico. Ritiene che l’Albania come terra di investimenti possa aiutare le imprese italiane ad uscire dalla crisi?


Sicuramente. Ritengo che l’Albania rappresenti un potenziale ancora parzialmente inesplorato per le società italiane anche per la sua posizione strategica di porta di accesso all’intera Regione balcanica. Alcuni dei fattori che la rendono così attrattiva sono la presenza di manodopera qualificata, la complementarietà tra i sistemi produttivi dei due Paesi, la vicinanza geografica e l’ampia diffusione della lingua italiana tra la popolazione locale. Ed è stato proprio il crescente interesse, registrato dalla nostra Ambasciata a Tirana da un anno a questa parte che ha fatto nascere l’idea di organizzare, nel maggio scorso, la prima edizione della “Settimana Italiana in Albania”, cui hanno partecipato oltre 180 imprese italiane.


– A proposito di investitori strategici assenti, le cito il caso dell’Enel che non può più operare in Albania per colpa di una discussa sentenza di condanna da parte della giustizia locale sulla quale e’ stato presentato persino un ricorso alla Corte di Strasburgo. Ritiene anche lei come Bruxelles, che la riforma della giustizia per una giustizia giusta e trasparente, sia la vera emergenza del paese?


Non mi permetto di dare giudizi di merito, ma certo la riforma del settore della giustizia rientra tra le 5 priorità delineate dall’Unione Europea, una precondizione per l’integrazione dell’Albania in un sistema, come quello comunitario, fondato sul principio dello stato di diritto. Il diritto comunitario costituisce parte integrante dell’ordinamento giuridico di ciascuno Stato membro, cui spetta l’applicazione concreta delle norme europee. Ciò significa che, una volta che l’Albania sarà parte dell’Unione europea, spetterà al giudice nazionale assicurare l’applicazione uniforme del diritto europeo a beneficio di tutti i cittadini e delle imprese dell’Unione. In termini generali, questo rende imprescindibile un adeguamento del sistema giudiziario albanese, che dovrà garantire standard europei.
D’altro canto, il buon funzionamento della giustizia è una conditio sine qua non per poter contrastare efficacemente anche la corruzione e la criminalità organizzata, gli altri due settori delineati come prioritari dalla Commissione europea.


– Il progetto Iadsa tra Italia e Albania e’ un ottimo esempio di cooperazione efficace tra i due paesi: l’Italia ritiene di proseguire su questa strada potenziando questa forma di intervento?


Il Programma Italo – Albanese di Conversione del Debito è stato avviato nel 2012 e si è dimostrato uno strumento altamente flessibile ed efficace nel rispondere alle principali priorità di sviluppo sociale promosse dalle istituzioni pubbliche albanesi, sia a livello nazionale sia locale. Si tratta di misure che stimolano la fiducia e la solidarietà sociale e promuovono uno sviluppo regionale equilibrato. Il programma prevede uno stanziamento di 20 milioni annui, articolato su 4 anni. L’Italia ha già finanziato iniziative per 4,5 milioni di Euro nel 2013 e ci apprestiamo a finanziarne altre per 5 milioni. È inoltre allo studio la possibilità di destinare 20 milioni di Euro con il nuovo Protocollo Italo- Albanese di Cooperazione 2014-2016, che prevede una dotazione complessiva di  81,7 milioni di Euro e che firmerò proprio in occasione della mia missione a Tirana. Questo fa dell’Albania uno dei principali beneficiari della cooperazione italiana, che, nell’arco di oltre due decenni, ha destinato oltre 700 milioni di Euro per programmi di sviluppo. In base ai dati forniti dalle Autorità albanesi, l’Italia, con una media di 34 milioni annui di fondi negli ultimi cinque anni, è al primo posto dei donatori bilaterali, seconda soltanto all’Unione Europea per l’ammontare delle risorse per l’Albania.



– In Albania la polizia ha sfidato il monopolio dei boss attaccando e conquistando la capitale della marjiuana, Lazarat, dando un duro colpo ai traffici. Il problema della criminalità tuttavia rimane molto presente. In che modo l’Italia sta contribuendo e potrà contribuire a questa battaglia, decisiva anche per le conseguenze sul nostro paese?


Ho molto apprezzato insieme ai miei colleghi, comunitari e non, la coraggiosa operazione con cui la polizia albanese ha ripristinato il controllo su Lazarat. Con questa operazione il governo Rama, e il ministro Tahiri in particolare, hanno dato una prova concreta della propria determinazione nella lotta contro la criminalità organizzata e il narcotraffico.


– La lotta alla criminalità organizzata sarà determinante per l’Albania per raggiungere l’obiettivo dell’integrazione europea e l’Italia, così come l’UE, intende continuare ad assisterla in questo settore, in cui possiamo vantare una collaborazione più che ventennale. Già dagli anni 90, c’è una collaborazione con il Dipartimento italiano di pubblica sicurezza, che ha contribuito alla crescita della Polizia di Stato albanese, con attività di formazione e la fornitura di mezzi e apparecchiature. E vi sono diverse intese bilaterali per la lotta al commercio di stupefacenti.


Fondamentale nella lotta alla criminalità organizzata è anche il consolidamento di polizia e magistratura. Anche in questo settore il nostro Paese offre un contributo importante con il programma europeo a guida italiana Pameca.


– Il Premier Renzi sembra riuscito nel miracolo di dialogare con Berlusconi e di aprire un tavolo di dialogo con il movimento 5 Stelle. In che modo l’Italia puo’ aiutare anche l’Albania a stabilire un dialogo tra maggioranza e opposizione?


Ritengo il dialogo la chiave sia nella politica internazionale sia interna. La stessa Europa si alimenta del dialogo tra Istituzioni e tra Stati Membri, costantemente impegnati nella ricerca di soluzioni condivise. Il dialogo è vitale per raggiungere un obiettivo di rilievo, quale l’integrazione del Paese nell’UE: un obiettivo peraltro non solo condiviso da maggioranza e opposizione, ma cui la popolazione albanese tiene molto. Si tratta di un percorso non facile, in cui l’Unione Europea e l’Italia continueranno ad assistervi, ma in cui è vitale il contributo costruttivo dell’opposizione e la cooperazione tra tutte le Istituzioni albanesi. L’invito al dialogo e alla collaborazione costruttiva sarà uno dei principali messaggi che consegnerò ai rappresentanti delle Istituzioni che incontrerò durante la mia visita a Tirana.


– Questa è la sua prima visita in Albania come ministro degli Esteri, ma non come esponente politico. Cosa ricorda dei suoi precedenti viaggi e con quali politici locali ha mantenuto rapporti?


L’ultima volta che ho visitato Tirana, prima di diventare ministro, è stato due anni fa, durante la presidenza albanese del Consiglio d’Europa. In quell’occasione oltre agli incontri e agli appuntamenti istituzionali avevo avuto modo di rivedere Edi Rama, che conosco da molti anni e a cui mi lega una profonda amicizia e una grande stima.